Lezione di storia - Lidia Sella

Millenni fa,
nel XXI secolo,
l’Europa era ancora una colonia dell’Impero Americano,
una dittatura finanziaria travestita da democrazia,
politici-burattini nelle diverse filiali
e un potere centrale ipocrita e voracissimo,
guerre contrabbandate per missioni di pace,
indici economici a stabilire il valore della vita,
cittadini spiati a ogni passo e tassati più dei mugichi,
sudditi costretti ad accogliere l’invasore,
a cancellare gli antichi confini guadagnati con la gloria
e il sangue,
popoli spinti a ripudiare la nobile lingua degli avi
e l’orgoglio delle proprie radici.

Sette sataniche, raduni sado-maso
e templi della perversione di coppia.

L’industria dell’aborto e la piaga della sterilità,
ovuli congelati, uteri in affitto, fecondazione assistita:
archiviata la riproduzione naturale,
persino il desiderio diventò artificiale.

Lo psicanalista curava anche le turbe degli animali domestici.

Per salvare i malati,
si strappavano gli organi
a poveri e moribondi.

L’intervento per il cambio di sesso, a spese dello Stato.
I transgender assurti a paradigma di normalità.

Nelle famigliastre, i finti nonni si moltiplicavano.
Con le adozioni,
i cognomi persero il loro significato
originario.
Padri “etero” praticavano il trans-dressing
e madri separate mantenevano il nuovo compagno
con gli alimenti versati dall’ex marito.

Il gorgo dei consumi,
abiti firmati
a celare la voragine dell’anima
e lineamenti al silicone.

In questa società disgraziata,
i figli ammazzavano i genitori
e i genitori sgozzavano i figli,
una strana voluttà di morte
santificava gli amplessi omosessuali,
garanzia di unioni sterili,
gli ultimi bambini bianchi
scambiavano la realtà per uno schermo.

Una gioventù suicida e assassina,
consacrata alle amicizie virtuali
e al sesso mercenario,
piercing e tatuaggi
a ricalcare costumi tribali.
I selfie per convincersi di esistere
e per i cervelli migliori
un destino da emigranti.

Le droghe colpivano i centri della parola,
del movimento
o la roccaforte etica
ma i giornali ne parlavano poco,
complici i governi,
nessuno preoccupato di proteggere il futuro.

Le materie di studio più pericolose
- greco, latino, storia, geografia,
letteratura, arte, musica -
sparirono dai licei.
Per condurre una ricerca
si consultava l’oracolo
di Google,
scritto con la maiuscola,
come si conviene a un Dio.
Le fonti autorevoli
si prosciugarono.

Bandito il ragionamento logico,
censurati i libri invisi al regime
e perseguiti per legge i paladini del pensiero libero,
la cultura passò di moda.
Così i governanti si assicurarono un pubblico remissivo
e credulone.

Ufo, oroscopi, una babele di superstizioni,
tre religioni concorrenti,
fiorite tutte dallo stesso ramo,
e un clero pedofilo,
affamato di denaro e mondanità.
La televisione, trasformata in divinità domestica,
imponeva sacrifici quotidiani,
esigeva di essere adorata in silenzio.

In rete, la stupidità virale
e un labirinto di identità fasulle.

Anni di prigione
da scontare in automobile, nel traffico,
oppure dentro scatole di cemento,
incatenati alla scrivania.

Per sfuggire a tanta oppressione,
la psiche inventava inedite malattie mentali.
O affogava nell’alcool.
Nei Paesi opulenti
le ragazze si lasciavano morire di fame.

La menzogna, mascherata da verità, inquinava l’informazione
e il sapere.

I signori delle banche sbranavano i cuori dei popoli.

Calate le tenebre della bruttezza,
dalla poesia, un grido disperato.

Poi più nulla.

L’orrore paralizzò la creatività.
Il declino della civiltà aveva fagocitato qualunque istinto di rivolta.

Appiccato il fuoco a musei e chiese,
distrutta ogni immagine proibita dal Corano,
l’Islam passò a fil di spada gli infedeli,
stuprò le loro donne, vecchie comprese.
I ladri tuttavia non rubavano più:
per il terrore
di vedersi mozzare le mani.