Controcanto - Lidia Sella

Soffro per la bellezza offesa e il dilagare del brutto ovunque, per i capolavori dimenticati negli scantinati del musei le cicatrici sul volto di paesaggi splendidi i giovani corpi sconciati dai tatuaggi. Mi angosciano i ragazzi bruciati nell’alcol e obnubilati dalle droghe. Mi amareggia la sorte delle fanciulle che non diventeranno madri ma solo consumatrici. Osservo incredula i genitori che non sanno più insegnare nulla: educazione, cultura, valore dell’esperienza. Mi addolora che un vecchio venga considerato rimbecillito soltanto perché non padroneggia la tecnologia informatica. Mi indigno perché nemmeno le femministe alzano un grido di protesta contro la barbarie degli uteri in affitto. Mi sconvolgono il commercio di organi il cambio di sesso i bambini abusati. Nutro tenerezza per i figli delle coppie gay, ai quali la normalità è negata per legge. Provo compassione verso i bambini africani deportati qui per essere adottati da una coppia di estranei e destinati a un futuro di emarginazione, lontani dalla loro gente. Mi dispero per le intelligenze italiane che regaliamo all’estero, per la diaspora del nostro straordinario patrimonio cromosomico e perché l’invasione ci ha snaturato. Temo per l’idioma italico assediato dall’inglese e la nobile musica europea a rischio estinzione. Mi ribello al baccano che annienta il pensiero. Sono in lutto per il cinema e la letteratura contemporanei che raccontano ormai solo storie di olocausto perversioni sopraffazione degrado terrore e follia. Mi rattrista che la pigra ignoranza abbia vinto sulla sete di sapere. Mi stupisce che nel terzo millennio religioni e superstizione siano ancora così fiorenti. Mi preoccupo, perché l’Islam spazzerà via la sublime arte delle immagini. Piango le città europee rase al suolo dagli americani le atomiche sul Giappone le vittime delle foibe gli esuli Giuliano-Dalmati cacciati per sempre dai territori un tempo dominio della Serenissima. Mi commuovo al ricordo di tutti i soldati che si sono immolati invano nella difesa della nostra civiltà. Patisco per la verità imbavagliata e il predominio della menzogna. Mi allarma che l’economia abbia calpestato la politica. Aveva ragione Pound: gli usurai hanno conquistato il mondo, il capitale si è comprato tutto, anche gli ideali. Lo spettro della decadenza aleggia su ogni cosa. La denatalità non è un caso: siamo stati tanto presuntuosi e sciagurati da voltare le spalle a Madre Natura e il sacro anelito vitale ci ha abbandonati. Mi affliggo perché, senza la sua terra, la sua lingua, le sue tradizioni e l’appartenenza al proprio popolo, l’essere umano non dà più frutti, e muore, come un albero cui abbiano strappato le radici. Lidia Sella