Presentazioni
Maria Paola De Marchis_Sangue Contadino
Lidia Sella_ Una Terrazza sul Cosmo
RAFFAELLO "L'AMORE ESPRESSO, LA FORNARINA"
Le Divergenze Celesti - Gianfranco Depalos
Premio Leonardo 500 - Lidia Sella "Pensieri Superstiti"
Poesia e aforisma, due parole che, accostate, possono apparire un ossimoro. Eppure Lidia Sella, artista di comprovato talento, opera addirittura superando il semplice accostamento e, con scelta innovativa quanto ingegnosa, ci regala, attraverso la fusione dei due generi, splendidi “poesismi”, illuminazioni intuitive, lampi di verità che vanno ben oltre gli schemi abituali. E questo senza smettere mai, filosoficamente, di interrogarsi. Di ricercare. “Pensieri superstiti” diventa allora un nuovo modo di comunicare l’ispirazione nella sua vastità facendone sintesi di bellezza, e questo grazie a una scrittura innovativa e colta, diretta ed evocativa, pronta a svolgere un ruolo che oseremmo definire didattico. Perché la mente, come affermava Plutarco, non è un vuoto da riempire, ma un fuoco da accendere. MARIA ROSARIA PERILLI
L’aforisma come genere oscilla tra il compimento e la catastrofe, la pienezza e la lacerazione. Questa duplicità, così bene indicata da Robert Musil e da Ferruccio Masini, è implicita nel suo essere al tempo stesso unità e frammento, pienezza e mancanza. L’aforisma chiede aiuto e cela nella sua apparente perentorietà questa radicale necessità esistenziale. Gli aforismi di Lidia Sella sono frecce e pungoli, denunciano e procurano ferite che possono far male ma anche risanare, chiedono aiuto e pure lo offrono. Nella nostra meditazione contemporanea sono punti di vista con cui è bene confrontarsi. Come scriveva Bacone, il genere dell’aforisma è per sua stessa natura dialogico, gli spazi bianchi chiedono di essere riempiti da altre voci, siano esse in sintonia o in contrasto. L’aforisma rifugge l’omogeneità. In quest’ottica le massime di Lidia Sella possono essere taglienti e fertili pietre di paragone. GINO RUOZZI
L'incanto dei Morti - Francesca Ricchi - La Nuova Pesa
L'incanto dei Morti - Francesca Ricchi - La Nuova Pesa
Il Martello - Valter Casagrande da " Nuvole sospese" Edizioni Progetto Cultura 2019
Sfumato,
da posti lontani
alla vista,
arriva un rumore,
un suono,
familiare al ricordo,
che sincrono batte
sul legno.
Si accendono
immagini antiche,
pensieri lontani
e tutto rimane
immobile
attorno alla mente
che, persa all'indietro,
rivive il passato.
Ritorna il giovanile
ricordo
di umili tempi
e di paterni lavori,
di imprese titaniche
che tali apparivano
ad occhi infantili
colpiti
dalla meraviglia.
Si apre
un orizzonte infinito,
sul margine alto
delle chiome
degli alberi
inondati dal sole,
e anneghi
in un attimo
nelle cose già viste
o perdi te stesso
nelle sensazioni
già vissute.
Ma tutto ritorna
reale
e in un veloce
respiro
riprendi un cammino
che, mentre il sole
tramonta,
diventa più breve
Le divergenze celesti
Sesto San Giovanni - Sabato 5 ottobre 2019 ore 16.00 LE DIVERGENZE CELESTI Arte e poesia Biblioteca “Pietro Lincoln Cadioli” Sala Affreschi - Villa Visconti d'Aragona - via Dante 6 - MM1 Sesto Rondò Il pittore e scultore Gianfranco De Palos, che vanta anche una formazione musicale e interessi attivi nel campo della poesia, presenterà sabato 5 ottobre alle ore 16 nella sala degli affreschi di Villa Visconti d'Aragona la cartella di serigrafie “Le divergenze celesti”. Realizzata nel 1972 dalle Edizioni “Laboratorio delle Arti” in una tiratura di 100 copie, la cartella raccoglie opere serigrafiche del pittore oltre a testi poetici concessi da grandi poeti italiani e riprodotti in grande formato. Il critico letterario Marika Mitta Lindo illustrerà le opere grafiche, mentre alcuni poeti contemporanei, oltre all'attrice sestese Itala Cosmo, sono stati chiamati a leggere le opere contenute nella cartella. Alessandra Paganardi leggerà quindi Giuliano Gramigna, Alessandro Magherini leggerà Attilio Bertolucci, Gabriella Colletti leggerà Maurizio Cucchi, Fabrizio Bregoli leggerà Domenico Cara e Itala Cosmo leggerà Edoardo Sanguineti. Dal testo critico di Mitta Lindo: Le grafie di De Palos sono nette, nitide, sembrano rispondere a una dialettica misterica, che percorre il simbolismo delle geometrie sacre. Il segno non sfugge alla polisemia del simbolo, sembra uscire dalla Scuola Pitagorica e percorrere spazi di millenni di evoluzione umana e artistica per affacciarsi ai nostri sguardi di oggi. Tra il fruitore e l'opera serigrafica si stabilisce un colloquio che proietta nei chimerici flussi dell'inconscio ed è quindi possibile lo spazio improvviso e vivificante della rivelazione. Le voci dei poeti nelle gigantografie dei testi proposti sono rimando unitivo e al contempo dissonante, attraverso immagini, analogie, ossimori che si stendono su di un altro telaio-tramatura, quello della memoria del poeta. De Palos è di origini romane ma risiede a Sesto San Giovanni fin dall'inizio degli anni '70; ha realizzato mostre in molte città italiane ed estere e sue opere sono depositate in musei di varie città italiane oltre che in Olanda, a Malta e nella Città del Vaticano.
Che storia è la musica- Ezio Bosso
Diventa realtà il sogno, a lungo meditato da Ezio Bosso, di creare un programma che coniughi la televisione più accessibile alla cosiddetta musica alta. L'idea di partenza è molto semplice: raccontare la musica attraverso le metafore della vita, e raccontare la vita attraverso la musica, metafora per eccellenza. Un dialogo continuo dove tutti sono protagonisti: il Direttore, la sua Orchestra, il pubblico in sala e a casa, i tanti ospiti famosi, provenienti da diverse realtà, che creano un legame ancora più profondo tra la musica d'eccellenza e la prima serata televisiva. "Che storia è la musica" è un azzardo, una scommessa, ma soprattutto un lavoro di squadra, dove la guida principale sono le esecuzioni integrali dal vivo della Quinta e della Settima sinfonia di Beethoven, per dimostrare ancora una volta la necessità, ma soprattutto l'accessibilità a una musica troppo spesso considerata per pochi. Il programma televisivo è il racconto di una serata vissuta intensamente, sulla base del pensiero di "far la musica insieme"; di interazioni spontanee, di fianchi scoperti, di sincerità senza filtri. Il Teatro Verdi di Busseto è stato rivoluzionato per porre l'orchestra e il suo direttore al centro della platea, così da avere il cuore dello spettacolo avvolto da un'atmosfera intima e famigliare, una casa che pur pensando ai grandi gesti della televisione del passato, da "Non è mai troppo tardi" del Maestro Manzi alle note lezioni di Leonard Bernstein, vuole essere un punto di partenza e soprattutto un'occasione per fare servizio pubblico, con l'obiettivo di raccontare la musica e le sue storie. Con la speranza che, se in questa occasione il principale tramite è stato Beethoven, possa ripetersi in futuro per tanti altri grandi musicisti della nostra storia.